Nikola Benin, Ph.D
Le vicende che interessano la statua equestre del Costantino per la basilica di San Pietro permettono di comprendere meglio cosa intendesse dire Gian Lorenzo Bernini quando parla di tradimento della scultura.
E’ il 1659 quando viene commissionata a Domenico Guidi la pala del Compianto per Cristo morto per il bassorilievo destinato ad ornare la l’altare maggiore della cappella del Monte di Pietà.
Nel 1660 la prestigiosa commissione gli venne tolta per volontà di papa Alessandro VII Chigi a causa del “Professore primario” vale a dire Gian Lorenzo Bernini che all’epoca era il più affermato artista di Roma. Solo nel 1667, sotto Clemente IX Rospigliosi, il divieto fu tolto e l’opera realizzata.
La ragione di questa opposizione da parte del Bernini è facilmente comprensibile se pensiamo che Domenico Guidi era l’allievo prediletto di Alessandro Algardi, scultore bolognese molto apprezzato a Roma, per il quale Bernini aveva timore di rischiare la notorietà acquistata.
La rivalità aumenta in seguito al successo che Alessandro Algardi riceve per la realizzazione della sua ultima opera (morirà prima di vederla compiuta), la pala marmorea nella basilica di San Pietro raffigurante l’Incontro di san Leone Magno e Attila, portata a termine nel 1654 dal fidato allievo Domenico Guidi. Quest’opera è la sintesi dello stile algardiano, dove le figure che prendono parte alle scene sono raffigurate in atteggiamenti composti e di facile comprensione. Lo vediamo nella figura posta dietro Leone Magno, accoccolata con molta dolcezza alle spalle del papa mentre rischia di uscire fuori dalla cornice.
E’ ben noto come il Bernini ritenesse il bassorilievo un genere scultoreo che non gli apparteneva, non avendo mai raggiunto lo stesso prestigio che aveva conquistato con la scultura a tutto tondo, le fontane (ricordiamo la fontana del Tritone a piazza Barberini o la Barcaccia in piazza di Spagna) e la ritrattistica. Il bassorilievo rappresentava la tecnica che di più si avvicinava alla pittura, la quale era per Bernini «un inganno, una menzogna» mentre la scultura era «una verità» e che anche Dio se ne era servito «avendo formato l’uomo con l’argilla, non in un istante, ma al modo degli scultori» (vedi D. Del Pesco). Tuttavia, dopo aver visto il successo ottenuto dalla pala di Algardi pensò bene di sperimentare anche questo genere.
Nel frattempo il rancore di Domenico Guidi non era scomparso, anzi, era ancora talmente forte che non perse l’occasione di screditare l’opera berniniana del Costantino a San Pietro, ormai finita nel 1670. Sappiamo che l’opera doveva essere inizialmente collocata davanti al Monumento funebre di Matilde da Canossa, fungendo da pendant, ma alla fine si decise di collocarla sul pianerottolo principale della Scala Regia, sull’ingresso cerimoniale ai Palazzi Vaticani. Questa zona oggi non è accessibile al pubblico ma si può scorgere la statua dal loggiato sulla destra, uscendo dalla basilica.
La statua realizzata dal Bernini è in realtà un bassorilievo molto particolare perché visto da una certa distanza sembra una statua. Gian Lorenzo, con tale accorgimento, intende ingannare di proposito lo spettatore, giocando sulle distanze e sulla prospettiva, andando a tradire in un certo senso il pubblico, illuso di vedere una statua ma in realtà ha davanti a se un bassorilievo. Un bassorilievo talmente artificioso da sembrare una statua, di quelle che faceva il Bernini! Questa scelta si ricollega alla filosofia del nostro scultore, per cui tutto ciò che è inganno «è arguzia di ingegno poiché i tradimenti nelle scolture e pitture sono artificii».
Ed è proprio quell’artificio, che manca al bassorilievo di Leone Magno e Attila di Alessandro Algardi e Domenico Guidi, ad essere presente in questa scultura.
Alcune letture per approfondire l’argomento:
Daniela Del Pesco, Bernini in Francia: Paul de Chantelou e il “Journal de voyage du Cavalier Bernin en France”, Napoli 2007.
Andrea Bacchi, Stefano Pierguidi, Bernini e gli allievi: Giuliano Finelli, Andrea Bolgi, Francesco Mochi, François Duquesnoy, Ercole Ferrata, Antonio Raggi, Editore Il Sole 24 ORE, Firenze 2008.
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